Con l'uscita di Ex Machina continua il discorso cinematografico sulla nascita di una vera intelligenza artificiale. Quest'ultimo in particolare è molto bello e ne consiglio a tutti la visione.
Bene o male i film sulle IA sono tutte storie di formazione. Ognuno cerca di capire come agirebbbe una macchina senziente.
C'è chi ci mette le influenze della famiglia e l'amore filiale, chi i sentimenti amorosi, chi la libertà e chi la capacità di ingannare e manipolare. Tra questi tre quello che preferisco è l'approccio di Her di Spike Jonze, perché più romantico e prossimo nel tempo rispetto ad androidi e robot bipedi. Gli altri hanno il loro fascino e meritano la visione, persino il criticato Chappie (ormai abbiamo capito che Neill non è capace a scrivere. Non è proprio cosa sua) e tutti esternano le paure verso qualcosa di sconosciuto e potenzialmente pericoloso per l'uomo; nonché la voglia di capire uno dei più grandi misteri dell'essere umano: la coscienza. Meriterebbero tutti dei post dedicati, sopratutto Lei, ma il tempo è tiranno e poi mi interessa parlare del tema comune più che altro.
Sono convinto che nessuno di questi film rispecchi come si relazionerebbe una IA forte con le persone, perché vengono descritte tutte con caratteri e schemi mentali umani, mentre una macchina che prende coscienza di se e capisce di non essere umana non credo che si comporterebbe come noi. Forse quello più plausibile è proprio Lei, che presenta un'evoluzione della IA più coerente con le capacità, la natura e la conoscenza illimitata del programma.
Queste pellicole però parlano anche di noi, delle nostre paure, delle nostre ansie e della nostra brama di sapere. In queste storie vine proiettato quello che sentiamo e il nostro approccio al mondo fin da quando nasciamo. Forse perché infondo ai registi/scrittori non interessa parlare realmente delle IA, ma riflettere sulle classiche domande esistenziali. E allora non sarebbe il caso di inserire la ricerca di Dio nel discorso?
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