Per quanto mi riguarda, questo non è un vero e proprio versus perché tra i tre solo Netflix permette l'uso di dispositivi rooted, quindi non c'è partita.
Mi rendo conto però che ci sono utenti a cui questa feature non interessa, perciò vediamo in breve i pro e i contro di ogni competitor.
Diamo un'ultima spruzzata di Natale a queste feste, prima di prepararci al capodanno, con questo mini-set natalizio (40125). Purtroppo è andato esaurito più in fretta dei precedenti e portarselo a casa a 10€ è un po' difficile ormai. Comunque dopo il salto vediamolo montato e confrontato all'altro uscito dedicato all'inverno.
Continua il viaggio di Rosa verso la colonia con un altro bel numero. La palette colori scelta mi fa davvero impazzire e in generale i disegni fanno la loro porca figura. Io preferisco altri stili ma il lavoro di Luca Genovese mostra il fianco a pochissime critiche e in coppia con l'omonimo Saponti danno un ottima prova. La storia procede con un canovaccio classico ma efficace; anche se devo dire che per adesso i comprimari non mi fanno impazzire. Sarebbe ora che i nostri raggiungano la meta perché serve una svolta decisiva nella vicenda. Tre/quattro numeri di viaggio mi sembrano più che sufficienti. Dopo il salto un paio di foto e una guest star tra i compagni di sventura della protagonista ;-)
Inizia a esprimersi al meglio il potenziale di Morgan Lost. Albo molto bello e surreale; forse un po troppo Dylaniano, ma con una personalità proprio. Anche Morgan, finalmente, mostra di cosa è capace mettendo in campo un buon ventaglio di emozioni. Non sappiamo precisamente quando è collocata temporalmente la storia (secondo me prima dei due precedenti) e sembra sospesa in un limbo da cui non uscirà mai e di cui, forse, il protagonista non avrà memoria. Proprio per questo funziona come un flashback autoconclusivo che non aggiunge niente alla trama orizzontale, ma serve ad ampliare il background del personaggio. Spero che Chiaverotti riesca a proporre un villain nuovo ad ogni episodio in modo da tenere alto il ritmo.
I disegni belli come al solito, ma non al livello del secondo numero.
Se ne può parlare quanto vogliamo, ma quello che è sicuro è che se vi piace il cinema dovete andare a vederlo indipendentemente dal parere di chiunque. Qui si fa la storia ragazzi. Io sono andato all'Arcadia di Melzo nella sala energia: il cinema più fico d'italia, poche storie. Oltre a uno schermo pazzesco, un sonoro da brividi l'ungo la schiena.
Dopo le dovute premesse diciamo che il film mi è piaciuto e parecchio. Certo ci sono delle cose che non ho apprezzato ma il sorriso ebete dall'inizio alla fine non me lo ha tolto niente e nessuno. Ormai avrete letto di tutto e di più e non sto a menarvi la rava e la fava. Sappiate che visivamente è uno spettacolo e perfettamente in linea con la trilogia classica. Se siete dei fan superintegralisti: Che ve lo dico a fare; mentre se siete tra quelli che "amo star wars ma alla fine è sempre un film", apprezzerete.
Quando fu annunciato avevo visto di buon occhio JJ come regista e alla fine il suo essere fan di SW si vede tutto nel risultato finale. Uso massiccio di effetti speciali vecchia maniera e CGI usata con parsimonia e bene. Fotografia perfetta e simile ai vecchi film. Tutto è al posto gusto e molti dubbi e domande che genera la trama probabilmente verranno chiariti nei prossimi episodi. C'è ovviamente un po' di fan service ma mai eccessivo.
Finiamola qui e ci si vede dopo il salto per parlare di cosa mi è piaciuto e cosa no; con qualche spoiler...
Questa serie mi ha letteralmente rapito. Creata da David Gelb, lo stesso di Jiro e l'arte del sushi (pillolato qui). Sei episodi per altrettanti incredibili chef. Non si tratta solo di vedere cosa cucinano, ma di capire il percorso che hanno fatto, le loro esperienze e di come si sono formati. Sono tutte persone straordinarie, di cui magari non condivideremo necessariamente le idee, ma che ci sorprenderanno con la loro infinità creatività e determinazione. I docu non parlano semplicemente di cucina ma della filosofia che ognuno di loro mette nei piatti che realizza. Hanno tutti portato qualcosa di nuovo in quel mondo andando oltre l'eccellenza della tecnica; non si sono limitati a copiare, ma hanno creato.
Quando uscì il set Lego Ideas di Wall-E aveva un brutto difetto: se inclinavi la testa verso l'alto cioccava di lato impedendo di fatto alcune pose viste nel film. Un tizio aveva creato una guida per risolvere il problema brillantemente (qui la relativa pillola). Successivamente ho letto su un sito che la lego aveva ammesso il difetto e che spedendo un'email ti avrebbero mandato i pezzi per sistemarlo. E così ho fatto...
Un numero che non mi ha entusiasmato. Scritto bene e con cura; si vede che è studiato e pianificato con attenzione. Infarcito di vari riferimenti letterari e musicali. Quello che non mi convince è il messaggio che vuole comunicare. Lo trovo piuttosto banale e di una filosofia spicciola. La sceneggiatura è buona, così come la caratterizzazione dei personaggi; il Dylan sbattuto qua e là dagli eventi però non mi piace. I disegni sono belli anche se non del tipo che apprezzo di più.
Mi sono un po' fissato con i documentari ultimamente, ma quelli di Netflix sono fatti talmente bene che ti viene voglia di vederne uno dopo l'altro. Questo sull'Atari ha poi un fascino tutto particolare, sopratutto per gli appassionati di videogiochi. Non si tratta solo di svelare se la leggenda delle cartucce sepolte di E.T. sia vera o meno (comunque il doc risponde a questa domanda), ma di capire perché Atari avrebbe dovuto farlo e le vere ragioni di quel fallimento. Ci viene raccontato anche il punto di vista del creatore del gioco, il suo dramma personale. E' sorprendente vedere quanto quest'avventura sia stata importante per molte persone ed è emozionante partecipare agli scavi. Sembra di essere lì in attesa di vedere cosa uscirà da quel buco profondo 8 metri in cui, indipendentemente dal fatto che ci sia effettivamente qualcosa, è sepolto uno dei momenti storici del videogioco.
Chiamarla mondiale forse è un po' eccessivo dato che in questo campo l'Italia (e l'Europa tutta) è pressoché inavvicinabile dal resto del mondo. D'altronde non credo che gli artigiani al di fuori del vecchio continente abbiano interesse a partecipare e realisticamente non penso si sobbarcherebbero i costi per il viaggio. Questo è evidente nei padiglioni di Asia, Africa e America.
